Olivier Messiaen “Il suono dell’Estasi”

Ecco l’argomento del libro Olivier Messiaen “Il suono dell’Estasi” approdato a Mantova, autore il prof. Raffaele Pozzi (2019).  Tale libro descrive  l’opera di Olivier Messiaen (1908-1992) dagli inizi del Banquet céleste  (1928) alla Turangalîla-Symphonie (1948). Lo scritto di Raffaele Pozzi sottolinea l’estetica simbolista e la visione estatica fin dai primi pezzi e descrive lo stile “ mistico visionario”.

L’analisi della parabola creativa di Messiaen evidenzia la sua complessa e personale concezione artistica nella contemporaneità. Nel 1944 scrive il trattato Technique de mon langage musical (Tecnica del mio linguaggio musicale), nel quale espone la sua arte attraverso passi delle proprie opere, e principalmente dal Quatuor; mentre nel 1945 compone il ciclo liederistico Harawi, la prima di tre opere aventi per tema l’amore ispirato al mito di Tristano e Isotta. Oltre a essere composizioni a sé stanti, le sue trascrizioni del canto degli uccelli  vennero inserite in gran parte delle opere più famose, come nella Sinfonia Turangalîla e nel San Francesco d’Assisi.

L’uso innovativo di ritmo, melodia e armonia, la sua personale concezione delle relazioni tra tempo, musica colore, la passione ornitologica e la sua profonda ispirazione religiosa, ed il suo ruolo di didatta rendono Maessiaen uno dei maggiori compositori del Novecento.

Nel panorama musicale del secolo scorso la figura di Olivier Messiaen brilla come una nebulosa all’interno di un cielo che riflette la  fede. Allievo di Dukas e Dupré, maestro a sua volta di Boulez e Stockhausen, sensibile al fascino letterario e filosofico di personaggi come Péguy, Claudel o Maritain.  Messiaen: ”Di fatto, la sola realtà è di un altro ordine: essa si colloca nell’ambito della Fede. È attraverso l’incontro con un Altro che noi possiamo comprenderla. Bisogna tuttavia passare attraverso la morte e la resurrezione, ciò che suppone il salto fuori del Tempo…”.

E il primo ventennio compositivo dell’autore trova sintesi esemplare nell’opera Vingt Regards sur l’Enfant-Jésus (1944). In appendice a questo suo scritto Pozzi riporta la lista dei modi a trasposizione limitata, elementi di metrica greca e i 120 “deci-tâla” indù (musica indiana degli anni’30) dall’Enciclopedia della musica e citati nelle composizioni, particolari accordi e metodi stilistici, i testi musicati, l’apparato bibliografico. Si nota l’approfondimento critico del libro ricco di citazioni.