Kripton di Francesco Munzi

di Barbara Baroni

Il “miracolo” del documentario “Kripton” nel dialogo e nell’approfondimento, l’essenzialità dei ritratti, la concentrazione sugli sguardi dei ragazzi, su una gestualità minimalista il rispetto nel riportare la loro tormentata esistenza nel quotidiano delle due Comunità crea dei soggetti che trovano il coraggio di parlare delle loro difficoltà e che si raccontano, mettendo a nudo le loro fragilità fino a conoscerli e a cercare di capirli nella loro situazione di clausura. Una serie di istantanee che si aprono al tema della salute mentale.

Dalla macchina da presa vengono colti con delicatezza gesti e volti indimenticabili, si entra in empatia con la sofferenza, il dolore e la solitudine che vivono questi ragazzi. Kripton è un elemento chimico la radice della parola è dal verbo greco Krupto nascondo.

Il punto di vista del regista che ha creato un’officina teatrale

Il regista infatti ha creato Kripton, il documentario sull’esperienza di cinque adolescenti volontariamente ricoverati in due comunità psichiatriche vicino a Roma: “Ho trovato anche oasi di dialogo e di scambio, che mi sembrano il principale modo per curare il disagio”. “Difficile mondo” notiamo una frase iconica e filosofica pronunciata sorridendo da una ragazza straniera. Sono coinvolti medici, operatori e familiari e vi sono domande esistenziali universali. “Nei microcosmi che ho rappresentato, dove sicuramente si fa uso di psicofarmaci, ho trovato anche delle oasi di cura e quindi di dialogo e scambio che mi sembrano – e lo dico da profano, anche se ritengo sia difficile contestare questa verità – il principale modo per curare il disagio. Ascoltare, sentire la voce di chi ha difficoltà ad esprimerla”, “il rapporto è iniziato quando ho sentito una fiducia e quando gli incontri cominciavano ad essere belli”. Con ognuno di loro c’è stato e un approccio personalizzato. Kripton ci spinge a non evitare il problema della salute mentale. Mostra una visione terribile di luci ed ombre ma lascia un raggio di sole di speranza e resilienza, ci esorta ad andare al di là della diagnosi per guardare la persona nella sua unicità.

Il racconto e l’inserzione di immagini vertiginose

Marco Antonio sceglie lui cosa dire ed è molto presente.– L’archivio cinematografico ha una grande potenza se si trovano le immagini adatte, numerose citazioni filmiche e infantili o il treno come a mettere in evidenza i problemi dell’inconscio ed una colonna sonora pianistica cullante e omogenea. “Il secondo capitolo del film è  quello sulla cura e sulla terapia, che è qualcosa di misterioso, condiviso con i medici. Nell’ultima fase entrano anche i parenti, perché occorreva scavare nei racconti. La malattia mentale è paragonata da un ragazzo al terremoto. Il documentario è stato girato in ben cento giorni. Marco Antonio entra in conflitto con la sorella e crede di essere ebreo e dice di provenire da Kripton; Georgiana rivela lei trentenne rumena la figlia di Obama, Dimitri esprime filosoficamente il suo nichilismo nicciano e pessimismo leopardiano con aforismi icastici. Sarà Georgiana ad introdurre il tema dell’ ”oscurità” che è ossimorico luce e tenebre. Silvia è anoressica ed ha smesso di sognare dopo un incubo rappresentato da un falco; Okana si esprime in sintesi da lontano. I profili dei ragazzi emergono in fieri e le scene sono un collage di eventi molto pregnanti e significativi per illuminare la notte dello spirito. Un’opera profonda, interessante che usa anche raffinate tecniche della fiction

Note biografiche sul regista Francesco Munzi

Il regista di Kripton, laureato in Scienze Politiche, nel 1998 si diploma in regia al Centro sperimentale di cinematografia. Esordisce nella regia di un lungometraggio nel 2004 con Saimir. Il film, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia, dove riceve la menzione speciale del Premio Luigi De Laurentiis Opera Prima, raccoglie ampio consenso critico, ottiene cinque candidature ai Nastri d’argento 2006, due ai David di Donatello 2006 e viene nominato all’European Film Awards per la miglior rivelazione – Prix Fassbinder. Munzi vince il Nastro d’argento al miglior regista esordiente ed è candidato all’analogo David di Donatello..Nel 2008 realizza il suo secondo film, Il resto della notte, presentato nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Nel 2014 presenta in concorso alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il film Anime nere ispirato dell’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco. Il film è stato accolto con tredici minuti di applausi e ricevendo recensioni entusiastiche sia dalla critica italiana sia da quella internazionale. Nel maggio 2015 il film riceve sedici candidature ai David di Donatello 2015, compreso miglior film, regista e sceneggiatura, vincendone 9.

Filmografia

Il regista presenta un’ampia produzione di cortometraggi: Valse (1992),Tre del mattino (1994), Nastassia (1996), L’età incerta (1998), Giacomo e Luo Ma (1999).

E vari documentari documentari Van Gogh (1990), La disfatta (1994), Il neorealismo. Letteratura e cinema (1999), Assalto al cielo (2016), Futura (2021). Kripton – in sala dal 18 gennaio 2023 con ZaLab – esce nell’anno che segna il centesimo anniversario dalla nascita di Franco Basaglia, lo psichiatra che ispirò l’omonima legge: libertà per i malati psichiatrici. Il documentario è prodotto da Cinemaunici  con Rai Cinema ed è stato presentato alla 78 Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. 

Lungometraggi Saimir (2004) Il resto della notte (2008)Anime nere (2014)