RETE180 - LA VOCE DI CHI SENTE LE VOCI Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

di Barbara Baroni

Stamane sabato 10 Febbraio 2024 si è tenuta l’inaugurazione della Mostra della fotografa Antonella Pizzamiglio alla Casa del Rigoletto di Mantova. Nell’isola di Leros del Dodecaneso erano confinati circa 1500 uomini e donne con diagnosi psichiatrica classificati come “pazienti cronici incurabili” e un centinaio di bambini con gravi deficit mentali e fisici. Durante la dittatura si aggiunsero anche internati politici. Nel 1989 Antonella Pizzamiglio, giovane fotografa, entrò a documentare in cento scatti l’orrore delle vite di quegli internati. 

L’esposizione  di circa 60 scatti (sono stati esclusi gli scatti più carichi di orrore e consigliato il non ingresso ai bambini di meno di 13 anni, soprattutto se non accompagnati) era a  cura di Luciano Fornari e Antonella Pizzamiglio,  che hanno intessuto un denso dialogo, che sottolineava l’ignoranza del rispetto verso gli internati, i diritti umani, la possibilità di entrare nel manicomio solo  per foto di denuncia le tensioni ed i pericoli e ricordava la figura di Franco Rotelli.

Nel manicomio di Leros, che verso la fine degli anni ’70 giunse ad  ospitare quasi tremila internati provenienti da tutta la Grecia, la sensibilissima fotografa nell’ottobre 1989 compie il primo reportage. Così Antonella  resta sconvolta da questa realtà orribile ma trova la forza di combattere per la libertà ed il mutamento delle condizioni di vita e per l’abolizione del manicomio. La fotografia da photos luce e grafo scrivo è un mezzo dalla potenza straordinaria.

“Per la prima volta la macchina fotografica penetrava clandestinamente nel manicomio di Leros per strapparne le immagini più nascoste: svelare gli interni, documentare la vita quotidiana dei malati nei diversi padiglioni. Per la prima volta gli internati si facevano da me fotografare non come “oggetti” colti a una certa distanza, inquadrati e messi in prospettiva dal mio occhio meccanico.” Franco Basaglia chiese agli artisti di allearsi alla sua equipe per poter portare il dramma dei manicomi in mezzo al dibattito pubblico. e la fotografia, l’immagine in movimento, la presa di parola delle persone internate furono il primo passaggio in un lungo processo di emancipazione.

Questa mostra confronta gli scatti del 1989 e del 2010 ed evidenzia il miglioramento delle condizioni di vita, in vere e proprie case famiglia. Nel 2011 nasce la sezione “Leros oggi”. Ammiriamo lo slancio umano di compassione per le persone viste come soggetti attivi e la costanza nel seguire il bellissimo progetto anche negli anni seguenti e recandosi ogni anno a Leros. La mostra era dedicata alla memoria di Franco Rotelli nel centenario basagliano. Infine resta un’interrogazione profonda su come accadano “vergogne” simili nel mondo e risalta come l’impegno di una donna eccezionale porti il cambiamento.

Quegli scatti-denuncia avrebbero permesso l’intervento della Comunità
Europea che finanzierà nel 1990 un progetto che cambierà le sorti di migliaia
di persone. Li fotografa ancora e nasce così una nuova sezione della mostra: “Leros oggi” , seguita subito dopo da una terza sezione : “Vergogna dell’abbandono” in riferimento alle strutture dismesse. Una storia di liberazione e affermazione dei diritti umani. Grande afflusso di presenze a questa importante inaugurazione e partecipazione per la tematica della salute mentale.